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Facebook ed il "passato": dati ed advertising

A febbraio 2012 ho rintracciato due articoli che trattavano di una nuova funzionalità, ancora in fase beta, che Facebook avrebbe concesso in prova ad un gruppo di utenti: questo è un articolo e questo è l’altro.
Si tratta di una funzione per cui posso comunicare al sistema che, al Village Vanguard di Manhattan, ci sono stato nel 2008.

Esatto.
Al passato!

Non entro nel merito dell’effettiva efficacia della funzione e se la medesima verrà utilizzata o meno dall’utenza, ma facciamo finta un attimo che il volume di attività attorno a questi nuovi pulsanti sia il medesimo che c’è attorno al “like”. Mi vengono in mente due aspetti le cui evoluzioni potrebbero avere un impatto decisamente interessante.

Il primo lo introduco con l’aiuto di un esempio.
Prendiamo in considerazione l’informazione locale, il “dove”, il “check-in” inteso come azione riferita ad un luogo.
Questo tipo di dato soffre del fattore tempo, del fattore real time; importantissimo nei contesti dei servizi di geolocalizzazione, lo è meno per un social network che deve raccogliere dati: si tratta di un’informazione volatile, con un valore che si approssima allo zero in breve tempo.
Sicuramente più efficace un’informazione del tipo “Ci sono stato“, il che, tra l’altro, mette nelle condizioni l’utente di condividere questo tipo di dato anche dopo che ha visitato un luogo, senza la necessità di comunicarlo solo e solamente quando si trova in prossimità dello stesso.
Se oggi navigassi tra le pagine delle principali attrazioni turistiche di Firenze potrei registrare un bel po’ di “Ci sono stato”, mentre da Treviso non posso comunicare che in questo istante mi trovo sul Ponte Vecchio.

E’ vero, si tratta di due informazioni differenti, ma allargando lo spettro temporale anche al passato (vedi i nuovi pulsanti presentati nel video), le possibilità di registrare un quantitativo maggiore di informazioni sono aumentate; di molto.

Il secondo riguarda l’advertising ed è abbastanza semplice: maggiore è il quantitativo di informazioni, più precisa sarà la possibilità di segmentizzare l’audience con un messaggio su misura. Se si unisce anche il fatto che con l’evoluzione di Open Graph Facebook è in grado di comprendere meglio la singola azione, allora la questione inizia ad essere davvero interessante.

Un terzo (più piccolo) vantaggio, soprattutto per gli esercizi commerciali locali ma più in generale per il “movimento” della geolocalizzazione, l’incremento di dati di questa natura che potrebbero seriamente contribuire ad avvicinarsi alla massa critica. Certo, più difficile fare azioni di marketing 1:1 se il dato è al passato, ma conoscere il proprio mercato è sempre utile.
A prescindere.

Il ragionamento è un po’ intricato (scusate), ma cosa ne pensate?

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