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Google Ads: un diverso punto di vista

Premessa: post malizioso; prima di leggerlo, entrate nel mood. :)

Anche Google, come tante altre aziende, investe in termini di ricerca e sviluppo per creare nuovi strumenti ed ottimizzare gli esistenti; l’obiettivo principale è quello di migliorare l’esperienza utente, rendergli la vita più facile. Tra questi strumenti, ovviamente, c’è anche Google Ads, il tool per gestire le campagne di keyword advertising su Google; d’altronde non potrebbe essere altrimenti dato che questo canale rappresenta, almeno nel 2011, il 96% del fatturato annuo del motore di ricerca di Mountain View.

Circa gli intenti, il mio punto di vista è che quello dell’esperienza utente sia sì un obiettivo, ma non certo il principale. Dietro a tutti i miglioramenti più recenti, ci vedo anche un intento economico.

Mi spiego meglio elencando di seguito le funzionalità più recenti introdotte in Google Ads con, a fianco, la mia interpretazione più maliziosa:

  • regole automatizzate (“Una funzione che puoi impostare per apportare modifiche automatiche allo stato, ai budget e alle offerte dei tuoi annunci, in modo da non dover dedicare troppo tempo al monitoraggio manuale delle campagne”, link alla fonte); funzionalità che ci consente di investire meno tempo sulla dashboard;
  • budget condiviso (“Ora è possibile sostituire singoli budget delle campagne con un budget condiviso più elevato per aumentare il livello di controllo e la flessibilità”, link alla fonte), praticamente consentiamo a Google di gestire con un grado maggiore di libertà il nostro budget tra più campagne lasciando a “lui” il compito di capire verso quale campagna (la più efficace?) concentrarsi;
  • Ads Express (“Gestire un’attività commerciale locale è già un lavoro a tempo pieno, fare pubblicità online alla tua attività non deve esserlo”, link alla fonte), funzionalità specifica per gli esercizi commerciali che prevede di non poter mettere mano a praticamente nulla (keyword, CPC, budget) poiché tutte le metriche sono associate alla categoria merceologica di appartenenza dell’esercizio commerciale;
  • campagne potenziate (“Le campagne potenziate di Google Ads consentono di scegliere come pubblico diversi dispositivi o posizioni all’interno di una singola campagna, anziché di creare più campagne, quasi identiche per dispositivi differenti”, link alla fonte), qui mi concentro sulla dicitura “singola campagna” perché, per me, singola campagna significa singolo budget e quindi una gestione più difficoltosa dello stesso (tra i suggerimenti degli addetti al settore c’è sempre stato quello di segmentare l’audience creando più campagne anche per ottenere una gestione più efficace, e controllabile, del budget).

Facendo un sunto di questi miglioramenti, vedo che l’intento è quello di affidare un maggiore controllo, soprattutto del budget, a Google stesso “spingendo” l’utente a non preoccuparsi troppo di accedere alla dashboard e controllare l’andamento delle campagne.

Ora a questa “storia” aggiungo un pezzo, forse il più interessante: Google Grants.
Di recente abbiamo richiesto di poter attingere a del budget di proprietà di Google per promuovere una Onlus aderendo, appunto, al programma Google Grants.
In questo contesto Google non firma un assegno in bianco (infatti del CPC che imposta ad esempio l’agenzia, lui copre fino al primo dollaro, gli altri ce li metti tu), però si tratta comunque di soldi suoi.
Appena ottenuto l’accesso al programma, abbiamo ricevuto una lunga mail che conteneva tre informazioni che, in questo frangente, sono abbastanza interessanti:

  • è obbligatorio entrare almeno una voltal mese nella dashboard altrimenti, al terzo mese di latitanza, minaccia di sospendere l’intero account;
  • è bene verificare che le parole chiave con un CTR inferiore all’1% vengano messe in pausa o eliminate onde evitare di spendere male i soldini;
  • prevedere di dedicare tempo ed attenzione soprattutto le prime due/quattro settimane di campagna perché è proprio in questo periodo che viene calcolato il quality score iniziale.

Quindi, per chiudere, a seconda della provenienza del denaro gli atteggiamenti sono due e contrapposti (li parafraso per semplificità):

  • se si tratta di soldi NON di Google, allora la politica è quella di dire “Non ti preoccupare, ci penso io, tu pensa al tuo business“;
  • se si tratta di soldi di Google, la posizione è quella di dire “Mi raccomando, stacci dietro soprattutto all’inizio così evitiamo di spenderli male o, addirittura, buttarli via“.

Curioso, vero? :)

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