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Come aprire un negozio online

Proseguo il filone di post sulla normativa che regolamenta la vita degli e-commerce in Italia (qui trovate i post precedenti: Gli obblighi previsti dalla normativa italiana e Gli aspetti fiscali).

Questa volta ho una missione ambiziosa: provare a fare un po’ di ordine nell’iter burocratico da seguire per aprire una nuova azienda operante nel commercio elettronico.
Quanto segue è frutto degli appunti raccolti durante la lezione che ci ha tenuto la Dottoressa Commercialista Francesca Liccardi Manoli.

I 5 punti per aprire un e-commerce! Qualcuno in più ma ecco una guida nella jungla burocratica.

Iter burocratico

Di seguito le 11 tappe burocratiche da seguire per avviare la vostra azienda ecommerce:

  1. Trovare un bravo commercialista che vi supporti. Esatto, avete capito bene, come in tutte le cose, non c’è do-it-yourself che tenga, l’esperto vi serve comunque.
  2. Superato il punto 1, è ora il momento di scegliere la struttura giuridica della vostra azienda: ditta individuale, società di persone o società di capitali? La scelta dipende innanzitutto da questi fattori: il volume d’affari stimato dell’e-commerce, il budget a vostra disposizione e soprattutto il rischio d’attività. Preparatevi a rispondere a queste domande prima di presentarvi al primo appuntamento col vostro commercialista ;)
  3. Prendete appuntamento presso un notaio per la costituzione nel caso si opti per una forma giuridica sociale.
  4. Aprire partita IVA: per aprire la vostra partita IVA dovete recarvi all’Ufficio dell’Agenzia delle Entrate e presentare il modello di inizio attività (AA7 per le persone giuridiche o AA9 per persone fisiche e imprese individuali). Questo modello va presentato entro 30 giorni dall’inizio dell’attività. Le informazioni che vi serviranno per la sua compilazione sono: tipologia di azienda (vedi punto 2), codice ATECO (che sta ad indicare il tipo di attività svolta) e sede dell’azienda. Nel modello è presente anche un riquadro dedicato alle attività di commercio elettronico in cui dovrete indicare l’indirizzo del sito web e l’internet service provider.
  5. È necessario poi provvedere all’apertura della posizione presso il Registro delle Imprese che avviene tramite Comunicazione Unica (in gergo detta “ComUnica“). Il notaio si occuperà della pratica nel caso in cui la costituzione debba passare per un atto redatto con scrittura privata autenticata o atto pubblico, in caso contrario sarà il vostro consulente a provvedervi. I modelli da utilizzare sono il modello I1 per le imprese individuali o S2 per le società. Anche questo deve avvenire entro 30 giorni dall’inizio dell’attività. Se ci si iscrive come “impresa individuale” con qualifica di “piccolo imprenditore” si può beneficiare di una riduzione della quota annuale da versare alla CCIAA competente.
  6. L’iscrizione però è solo il primo passaggio per ‘dare vita’ all’attività. L’oggetto sociale va poi “attivato” con modello I2 (impresa individuale) o S5 (società) sempre da presentare telematicamente alla CCIAA competente.
  7. Apertura del conto corrente aziendale in cui dovranno confluire tutti i proventi e da cui dovranno essere eseguiti tutti i pagamenti.
  8. Iscrizione al VIES presso l’Agenzia delle Entrate: è indispensabile se si desidera commerciare con l’estero, altrimenti si dovranno emettere sempre fatture con IVA Italiana. In attesa di conferma da parte dell’Agenzia (che dovrebbe arrivare entro 30 giorni dalla richiesta di iscrizione) è necessario astenersi dall’effettuare operazioni “Intra”. Ora è possibile presentare la pratica telematicamente riducendo notevolmente i tempi di attesa di autorizzazione.
  9. Apertura della posizione INPS (sempre mediante ComUnica): in questo caso l’iter dipende dal tipo di azienda scelta. L’ipotetica apertura di una ditta individuale svolgente attività di commercio elettronico prevede l’iscrizione previdenziale alla gestione artigiani – commercianti la cui contribuzione è determinata dall’utile o reddito imponibile : da 0 a 15.500€ di reddito il costo è fisso ed è pari a 3.500€ all’anno. Oltre i 15.500€ invece il costo può variare dal 21% al 27% a seconda del tipo di azienda.
  10. Assicurazione INAIL: consiste in un contributo annuale, obbligatorio nel caso in cui si occupino dipendenti e lavoratori parasubordinati o per artigiani e lavoratori autonomi in ambito agricolo.
  11. Per concludere, gli e-commerce che vendono al consumatore finale (b2c) sono equiparabili al commercio al dettaglio e sono pertanto tenuti a presentare al Comune in cui vi è la sede legale il modello SCIA (Segnalazione Certificata di Inizio Attività). A meno che non si tratti di commercio alimentare (che ha adempimenti più complessi) questo passaggio è abbastanza semplice ed è anche veloce rispetto al passato, in quanto non è più necessario attendere 30 giorni per l’avvio dell’attività.

Risolte le pratiche di apertura sarà poi necessario provvedere agli adempimenti fiscali e tributari, per cui vi rimando a questo post.

Il lato economico

Qual è l’investimento minimo necessario per percorrere tutti e 11 i punti ed aprire un sito di commercio elettronico?
Ipotizzando il caso peggiore (reddito pari a zero), possiamo stimare costi amministrativi per circa 5.000€ nel primo anno di vita, di cui almeno 3.500€ per l’INPS e circa 1.000€ per le altre pratiche di apertura.
Oltre ai costi amministrativi vi saranno poi probabilmente anche costi per l’acquisto dei materiali, il sito internet, la promozione, le spese bancarie, la remunerazione del commercialista, il magazzino, il corriere, ecc…
Insomma, non è un passo semplicissimo ma è indispensabile conoscere in anticipo ciò a cui si andrà incontro e stimare costi e ricavi con la migliore approssimazione possibile.

E-commerce: no DIY, commercialista necessario. Ricorda però il potenziale di un e-store!

Voi ci siete riusciti o ci vorreste provare? Se vi va di raccontarlo, usate i commenti qui sotto ;)

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