BLOG

Buon Natale MOCA

E’ la notte di Natale, e non è un caso che oggi vada online il mio primo post su questo blog.

Il mio primo post su qualsiasi blog, a dir la verità, ma l’emozione vera consiste nel fatto che si tratta del blog di MOCA.

Non so ancora che cosa scriverò, so però che sento forte il bisogno di farlo: lo faccio anche se Marco Ziero non lo sa e non gli ho chiesto il permesso di andare online, ma ho fiducia che mi perdonerà :).

E’ stato un anno speciale, questo: MOCA ha festeggiato il suo settimo compleanno, ma è come se fosse stato il primo. Il primo in cui è diventata la MOCA che volevo, quella che avevo in mente il giorno stesso in cui ho avuto l’opportunità di iniziare questa magnifica avventura.

Beh, partirò da lì.

Da quel giorno di maggio del 2004 quando sono andata in spiaggia con Lorenzo e abbiamo cominciato a definire la lista delle cose da fare. Era uno di quei giorni in cui chiunque vorrebbe stare al mare: temperatura perfetta, cielo terso, una leggerissima brezza, spiagge vuote. Un unico chiosco aperto e la sensazione di libertà dentro al cuore.
Quella libertà che ti riempie completamente, che provi solo quando finalmente puoi dire che la tua vita è TUTTA nelle tue mani. Con l’incoscienza di chi non realizza appieno che cosa sta facendo, l’incoscienza necessaria per aprire un’azienda senza avere un soldo in tasca. O meglio, con in tasca la liquidazione di qualche anno di lavoro da dipendente.

Avevamo deciso che avremmo aperto senza avere una sede, convinti che la sede fosse una prerogativa delle aziende “vecchie”: noi eravamo avanti e non ci serviva :). Lavoravamo su internet, dovevamo distinguerci.
O meglio, dovevamo trovare una scusa credibile che ci permettesse di non pagare l’affitto: è durata tre mesi.

A settembre abbiamo inaugurato il nostro primo ufficio: in pieno centro a Treviso. La sede c’era ma le sedie no. Si lavorava seduti per terra, però vuoi mettere la soddisfazione di guardare fuori dalle finestre?
A onor del vero Lorenzo aveva portato dei cuscini.

Ragazzi, che momento magnifico.

Mentre gli altri timbravano il cartellino, noi eravamo lì che compilavamo fogli excel nel tentativo di far stare in piedi i nostri conti: quello che nel gergo più figo si chiama business plan. Ma a me non è mai piaciuto usare il gergo più figo: io sono una che ama dare alle cose il loro valore reale, mai gonfiato: economicamente, la mia rovina. Umanamente, la mia fortuna.

Pian pianino le carte si sono scoperte: ho cominciato a capire che fare l’imprenditore è un lavoro in sé, e che questo lavoro si aggiungeva all’operatività che dovevo necessariamente continuare a coprire. Dipendenti non ce n’erano, e se volevamo vendere dovevamo anche produrre. Sempre noi.

Ahi, che male.

Ma il sogno era troppo grande e di abbandonarlo non mi è mai sfiorata l’idea. Così sono passati i mesi, ed è arrivata Laura, la nostra prima dipendente. Il nostro primo SEO.

Ve lo dico: io SEO non sapevo nemmeno cosa significasse. Però ero contenta, ne avevo uno. Non sapevo se mi serviva ma c’era.

Passa il tempo e arriva il 2006, che mi regala Marco Bianchi: ringrazierò a vita Lorenzo per questo.

Cosa dire di Marco Bianchi: il primo giorno che l’ho visto aveva una giacca scura con un maglione fucsia sotto. Chissà se lui se lo ricorda, io come se fosse ieri, come se fosse oggi.

Lui è speciale.

Anche se è un tipo che cerca confidenza dal momento in cui ti stringe la mano, all’inizio ho fatto davvero fatica a relazionarmici liberamente perchè non mi sentivo all’altezza (quante cose si scoprono stasera…).
Lungi da lui porsi con superiorità (chi lo conosce può capirmi), ma la sua esperienza umana sembrava inarrivabile e io avevo sempre la sensazione di dirgli delle banalità. E siccome io le banalità tendo a non dirle, semplicemente riducevo al minimo le occasioni di scambio :). Che fatica.

Poi una sera torno a casa da una cena e lui mi chiama per dirmi che c’erano alcune cose di MOCA che non gli erano piaciute: non so bene cos’è successo durante quelle due ore di telefonata, ma lì siamo diventati amici.

Rapporto un po’ complicato, il nostro: io ho un carattere difficile, lui pure. Due teste veramente dure.
Qualche litigata, qualche chiarimento, migliaia di telefonate. All’inizio capirsi non è stato semplice, ma adesso sembriamo un’orchestra. Condividiamo i fondamentali, e siamo complementari sui dettagli: io sono quella più elastica, lui è quello più rigido. La mediazione tra di noi è spettacolare: brainstorming che partono da posizioni opposte e si chiudono sempre con visioni comuni convinte. Negli anni anche i nostri caratteri ne hanno beneficiato: abbiamo finito per influenzarci a vicenda, al punto che a tratti oggi mi viene da dire che il nostro mondo si sia ribaltato. A tratti, sottolineo :).

Quando abbiamo l’opportunità di lavorare insieme allo stesso progetto raggiungiamo livelli di professionalità che senza falsa modestia mi sento di dire sono davvero rari, almeno in Italia.

Tremo all’idea di non avere più l’opportunità di condividere del tempo con lui, anche se gli spaccherei (amichevolmente) la testa quando non più tardi dell’altro ieri gli sento dire cose del tipo “pensa a quanto tempo abbiamo perso”. Beh, Gino, lo so che di tempo ne abbiamo perso tanto, ma si vede che doveva andare così (e solo tu puoi dare il giusto valore a questa mia affermazione).

Con l’arrivo di Marco MOCA è cambiata profondamente, al punto che quando facciamo i conti io la considero nata nel 2006.
Il suo modo di vedere le cose ci ha permesso di passare dall’approccio quantitativo a quello qualitativo, e se oggi MOCA è quello che è un grande grazie va a lui.

Anche a me, si, e a tutti gli altri che sono passati nei nostri uffici: ma a lui va il mio Grazie più grande.

A gennaio del 2007 è arrivato Marco Ziero: aspirante SEO.

Nel frattempo avevo capito che SEO era l’acronimo di Search Engine Optimization e che ci faceva guadagnare dei soldi: basi sufficienti per dire che ci serviva.

Dopo poche settimane dal suo arrivo mi manda una mail: “a quando una MOCA MAC-oriented?”. Non gli ho risposto, ma dentro di me l’ho mandato sonoramente a quel paese. C’era la rete, c’erano i server, c’erano i pc di tutti gli altri. I sistemi dovevano parlare e io avevo mille altre cose a cui pensare. Figurati se mi mettevo a trasformare l’azienda.

Alla fine l’ho fatto, e adesso gli dico grazie. Gli devo anche delle scuse: ci ho messo veramente tanto :). Ma lui è stato paziente e tenace e mi ha aspettato.

Se penso a Marco Ziero la prima parola che mi viene in mente è entusiasmo: per la vita, per i sentimenti, per il lavoro, anche per le cose meno importanti. Quelle che ogni tanto io sbagliando definisco “perdite di tempo” e che invece ti danno modo di arricchirti. Solo che ti sembrano str***te e quindi meno importanti.

E’ diventato socio di MOCA esattamente un anno fa: una grande fortuna. Se oggi MOCA riesce a comunicare la sua passione, il suo valore, il suo cuore, è in grandissima parte merito suo. E’ merito suo anche se sto scrivendo questo post.

Ci conosciamo meno, e da meno tempo. Anche nel suo caso non sono mancati i momenti difficili: quello che ho capito è che i momenti difficili sono necessari per costruire rapporti solidi, quando si verificano puoi confidare nel fatto che sta succedendo qualcosa di importante.

Anche con lui ogni progetto affrontato insieme è una grande esperienza: è davvero difficile da descrivere, ma è un po’ come se traessimo dai casi concreti la linfa vitale del nostro entusiasmo formato MOCA. Incredibile, veniamo anche pagati per questo.

Se poi qualcuno ci ha visto lavorare tutti e tre insieme in parte può capire.

Non può però capire la sensazione di pienezza, di soddisfazione, di divertimento che provo io quando succede.
Non può capire il grande sentimento di Amicizia che mi lega a loro.

Non può capire che qui i soldi non c’entrano niente.

Vuoi avere via mail
anche i prossimi articoli?

  • contenuti pensati solo per la newsletter (oltre agli articoli del blog)
  • cadenza irregolare: quando c'è qualcosa da dire
  • 4.024 iscritti (no, non è dinamico: lo aggiorniamo quando ce ne ricordiamo)

Se ti è piaciuto questo articolo...

regalaci un momento di gloria e condividilo
nei tuoi profili social

Commenti

  1. pochi commenti si possono fare ad un simile post. Io mi permetto di disturbare solo per manifestare la mia soddisfazione e gioia nel vedere che ci sono ancora simili testimonianze di voglia di vita e relazioni.

    In bocca al lupo per il futuro di tutti voi :)

    Rispondi
  2. Non ci sono molte parole da spendere, devo dire che leggendo questo post mi sono emozionato e mi sono venuti gli occhi lucidi. Non vi conosco tutti di persona ma seguendovi online so che mi state dando molto, siete una realtà bellissima. Auguri di cuore da Torino.

    Rispondi
  3. Sono davvero senza parole: questi commenti sono stati una grande e gradita sorpresa per me. Non vi conosco di persona, ma Marco e fradefra sicuramente di fama. Che dire: piacere di conoscervi, spero ci saranno anche occasioni “analogiche” :).

    In ogni caso grazie a tutti, e buon natale un po’ in ritardo :)

    Rispondi
  4. ma che bel post..! così squisitamente anomalo in un blog d’agenzia :)

    credo SINCERAMENTE che finché in un gruppo di lavoro batte un qualcosa del genere… beh, niente è impossibile :)

    vi faccio i miei più sinceri auguri!

    Rispondi
  5. Salve, mi intrometto in punta di piedi in un post molto emozionale…solo per un saluto, anche se non vi conosco… e per un augurio di un 2012 ricco di novità

    Mattia B.

    Rispondi
  6. Complimenti! più che un post, è già una conversazione! Adoro questo modo di raccontarsi che permette di tener insieme aspetti quotidiani e pragmatici, umani e di relazione, lavorativi e generali sulle magnifiche sorti e progressive di questo Paese. Leggerti rinforza la mia fiducia. Le persone e le storie buone ci sono: dobbiamo dargli più visibilità e più forza! Grazie e a presto! :-)

    Rispondi
  7. la lettera di natale di Debora a Moca, scritta così di getto, di passione, di slancio, ha un valore enorme che supera persino le sue stesse parole ed espressioni palesemente sincere seppur giustamente pesate. Un valore enorme – credo – per chi lavora con lei in Moca ma anche per il lettore “di passaggio”…e così anche per il modesto viandante -scrivente che l’ha trovata e letta e che qui a sua volta scrive, contagiato dal concentrato di valori che quella lettera scritta la notte di natale o poco prima (e poco importa) , esprime ed emana lasciando una scia prolungata di sensazioni positive. Ho usato non a caso il termine contagio poichè di questi tempi, in cui ci affidiamo alla speranza ma anche al valore di noi stessi da mettere in campo e su cui far affidamento, il contagio positivo è di fondamentale importanza e funziona quanto un ricostituente. Concludo col dire che talvolta le lettere di Natale sono solo condizionate dall’atmosfera particolare che “induce” a scrivere cose eccezionali che poi difficilmente si rinnovano e si ritrovano nella quotidianità dei restanti 364 giorni l’anno. Qui invece si ha la sensazione – se non l’istintiva certezza – che quello scritto (letto per la prima volta a marzo) veda rappresentato un certo modo di guardare alla vita prima che al lavoro. Descritto e interpretato con la naturalezza di chi lo ha metabolizzato in ogni sua azione e pertanto lo esprime con freschezza perfino inconsapevole. Due righe così, scritte a Natale e in qualsiasi altro momento dell’anno in cui si senta di scrivere, possono fare la differenza, rendere la differenza, offrire la differenza nel pensare quanto nell’agire in dono a chi legge…ed è così che si alza la brezza, si autoalimenta e si allarga il circolo virtuoso: propulsore della passione nel fare.

    Rispondi
  8. Conosco Moca, siamo clienti e conosco di persona Marco B. e parte del team. Penso davvero che siete una realtà rara in Italia. Complimenti!!!

    Rispondi

Lascia un tuo commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *