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Penalizzazione per link non naturali

“Notifica di Strumenti per i Webmaster di Google di rilevamento di link non naturali […]”.
Iniziava così il titolo del messaggio ricevuto da un nostro cliente per un suo progetto secondario, per il quale ci ha chiesto consiglio.

Il sito in questione si colloca nello scenario estremamente competitivo del finance ed era ben visibile per parole chiave come “mutui”, “mutui on line” e simili, che costituivano la fonte principale di traffico al sito.

Insieme al cliente abbiamo esaminato i vari link esterni che puntavano al sito e ci siamo accorti di qualcosa di insolito: lo stesso sembrava essere stato vittima di quello che viene definito “link bombing”. In parole semplici: era stato letteralmente bombardato di backlink con àncore forzatamente ottimizzate lato SEO, provenienti dalle firme di profili in vari forum, non pertinenti né per tema, né per mercato geografico di riferimento.

Abbiamo individuato centinaia di migliaia di link di questa tipologia, tutti inseriti in un breve arco di tempo (un paio di settimane circa).
Centinaia di migliaia di link verso un sito che ne aveva in precedenza circa 500 (guadagnati in qualche anno). A casa Google dev’essersi accesa una sirena di allarme!

L’unica cosa che era possibile fare in poco tempo e con i mezzi a disposizione, era l’invio di una richiesta di riconsiderazione a Google, spiegando dettagliatamente l’accaduto e l’impossibilità da parte del nostro cliente di rimuovere i link.

Qualche giorno dopo, il cliente ha ricevuto un’offerta da una SEO agency che sosteneva di aver lavorato per diverso tempo su fattori offpage del sito in questione, per migliorarne la visibilità per parole chiave altamente competitive. Una volta declinata l’offerta, le centinaia di migliaia di backlink sospetti sono stati immediatamente rimossi.

Tuttavia nel frattempo era arrivata anche la risposta automatica di Google alla richiesta di riconsiderazione, che segnalava la persistenza di link non naturali.

Dopo circa tre settimane dal primo messaggio, il ranking per le parole chiave incriminate è drasticamente sceso, come si può notare dallo screenshot qui sotto, tratto da Google Webmaster Tool.
Attualmente il posizionamento per le parole chiave oggetto di link bombing, risulta un po’ altalenante, ma sempre lontano da quello che il sito aveva raggiunto cinque o sei mesi fa.

È stata quindi inviata una seconda richiesta di riconsiderazione, la cui risposta, giunta dopo due settimane, ribadiva la presenza di link non naturali.

Nel frattempo era stato anche compilato il form messo a disposizione da Google per raccogliere feedback sul “Penguin Update”, senza particolari esiti.

Dopo aver analizzato i backlink del sito, abbiamo consigliato di incrementare quelli con àncore contenenti il brand o call to action come “clicca qui” e simili (magari per mezzo della diffusione di comunicati stampa e news aziendali, che potrebbero generare condivisioni spontanee da parte degli utenti), in modo da variare la proporzione tra link ottimizzati per il SEO e link con una parvenza più naturale. Questa attività è ancora in corso e per ora non ha dato segnali significativi di miglioramento.

Ciò che più mi lascia perplessa in questa situazione è l’enorme potere che ora sembra avere il “negative seo”. Possibile che sia davvero così facile, ad esempio, “eliminare” un competitor dalle Serp?

Matt Cutts ha detto la sua in proposito, in occasione della conferenza annuale all’SMX Advanced a Seattle (qui potete trovare degli interessanti appunti sull’intervista rilasciata a Danny Sullivan). Riassumendo, pare che quando si riceve una segnalazione per link non naturali, l’unica soluzione sia rimuovere quanti più link possibili prima di inviare una richiesta di riconsiderazione. Questa però potrebbe diventare una pericolosa arma per il “negative seo”, a mio avviso. Come avrebbe potuto il nostro cliente rimuovere centinaia di migliaia di link dai profili utente di forum a cui non aveva accesso?

Voi che ne pensate? A qualcuno è successo di ricevere questo messaggio? Che fareste (o avete fatto) in queste circostanze?

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Commenti

  1. Mi sono avvicinato al seo alcuni anni fa, e mi sto rendendo conto che chi ha mezzi (soldi) fa il bello e il cattivo gioco nelle serp. La dura realtà è che non c’é modo di difendersi dal negative seo. A noi piccoli ci restano solo le briciole o le chiavi poco remurative

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  2. Preoccupante questa “negative seo”. In pratica viene data la possibilità ai competitors di guadagnare posizioni e, magari, reputazione con trucchetti scorretti. Poi, chiaramente, potrebbe essere anche un’opportunità per eventuali “agenzie di marketing” per fare un po’ di “azioni commerciali” per acquisire nuovi clienti, come nel caso presentato in questo post.
    In ogni caso, spero ci sia un cambio di rotta, vedere i propri sforzi ed investimenti non andare completamente a buon fine causa interventi di “negative seo”, senza avere poi grosse possibilità di intervenire direttamente è decisamente frustrante.

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  3. Concordo Daniele (scusa il ritardo con cui rispondo). Mi auguro che Google ponga rimedio presto a questa situazione… Tra l’altro non ho ancora letto/sentito di qualcuno che sia riuscito ad uscire da questo tipo di penalizzazione (a meno di non cambiare dominio).
    Per le agenzie di marketing non credo sia più un’opportunità per vendersi, poteva esserlo prima di Penguin forse, ma ora è davvero una pratica rischiosa (a meno che non si voglia vendere “l’eliminazione dei competitor”…)

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  4. Sapete per caso se i quality rater si basano sui link rilevati nel webmaster tools? Lo chiedo perchè ho notato che è lentissimo ad aggiornarsi. Segnala ancora link eliminati più di un mese fa il che risulta assai fuorviante.

    Grazie.

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  5. Grazie della risposta Angela, no problem per il ritardo, figurati! :)
    Per il discorso opportunità per vendersi, intendevo una cosa simile all’eliminazione del competitor, ovvero far salire di posizioni un cliente penalizzando il competitor (ad insaputa di chi compra poi il servizio). Chiaro che le agenzie serie non lavorano così, il problema è che, secondo il mio parere, ci sarà chi sfrutterà questo giochetto (anzi, c’è già come testimonia il tuo post). E spero tanto che, se non viene posto rimedio subito, al prossimo aggiornamento venga penalizzato chi ha giocato così sporco.
    Capiremo con il tempo, per ora sono solo (mie) ipotesi.
    Mi auguro che le procedure corrette ed etiche per ottenere risultati dai motori di ricerca rimangano più forti e importanti rispetto a questa novità del “negative seo”.
    Spero anch’io in un ripensamento da parte di Google.

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  6. @Cristian: Google Webmaster Tool è sempre stato molto lento nell’aggiornarsi, soprattutto per quel che riguarda i backlink (parlo di ritardi anche di 2 o 3 mesi). Suppongo che questo i quality rater lo sappiano e suppongo anche che abbiano altri strumenti per valutare un sito.

    @Daniele: dalla mia esperienza ho visto che chi ha tentato di “fare il furbo” in passato usando scorciatoie per raggiungere i risultati più in fretta, approfittando del fatto che l’algoritmo di Google non era (ancora) in grado di rilevare quella particolare violazione delle linee guida, è stato prima o poi colpito da un aggiornamento che gli ha rovinato i piani. Per questo ritengo che lavorare secondo le regole alla lunga ripaghi (anche se non così non si possono promettere miracoli ai clienti…).

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  7. Effettivamente google in questo modo ha dato la possibilità alle grandi aziende ( con grandi risorse finanziarie ) di fare negative seo nei confronti di chi gli fa concorrenza. Ma anche a società specializzate del settore seo, che possono utilizzare il negative seo per penalizzare portali e poi acquisirli come clienti

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