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Tattica GMail su Google Ads: dati concreti

Qualche tempo fa abbiamo introdotto un particolare tipo di strategia da applicare ad una campagna di keyword advertising svolta su Google Ads, in particolare una campagna che desidera trovare spazio all’interno della rete dei contenuti; stiamo parlando della “tattica GMail”.

Per entrare nel merito dell’argomento, vi invitiamo ad approfondire cliccando qui.
Con questo articolo, infatti, desideriamo piuttosto entrare nel merito dei numeri perché, con un po’ di storico (poco a dir la verità), abbiamo deciso di spingerci a fare delle prime riflessioni sulle performance di questa tipologia di approccio.

Alcune informazioni preliminari prima di passare all’osservazione dei dati:

  • lo storico fa riferimento ad un mese di campagna;
  • per questioni di policy la differenza delle performance tra la campagna sulla rete display tradizionale e quella svolta seconde le specifiche della tattica GMail è stata espressa in termini percentuali;
  • per dare modo di contestualizzare, abbiamo comunque fornito un ordine di grandezza (colonna “Limite superiore”) in maniera tale da poter dimensionare il fenomeno.

Di seguito i dati raccolti

Dati Campagna Google AdWords Rete dei Contenuti

Il primo gruppo di indicatori, quelli quantitativi, effettivamente non profilano uno scenario troppo confortante: gli annunci pubblicati all’interno delle webmail (es. GMail, Libero) costano di più e inoltre non riescono a generare un quantitativo maggiore di traffico verso il sito web.

Se passiamo però ai dati qualitativi, il panorama cambia parecchio.
Stona solo il bounce rate, ma qui la responsabilità si trasferisce anche sulle spalle della landing page.
Parecchio entusiasmo per gli indici legati alle conversioni (qui è dove ti raccontiamo come possiamo ottimizzare le conversioni del tuo sito): quasi raddoppiato sia il numero assoluto dei goal realizzati ed il rapporto tra visite e conversioni (tasso di conversione).

Parlando di ottimizzazione, pensiamo che i due passaggi cruciali siano:

  • la scelta delle newsletter dei competitor per profilare al meglio il pubblico;
  • l’attività di bid management per guadagnare e mantenere la premium position (pensando a GMail, forse l’unica alla quale ambire per attirare davvero l’occhio dell’utente).

Per concludere, ce la sentiamo di sintetizzare tale strategia come segue: non è facile raccogliere l’attenzione dell’utente nel mentre che legge la sua posta elettronica però, profilando bene, con questo tipo di segmentazione si è in grado di intercettare un’audience effettivamente interessata ai contenuti, all’offerta.

In chiusura raccogliamo anche la testimonianza di Nicola Riva (@nicoriva), Online Marketing Manager di Vueling Airlines (vueling.com), che ha provato tale tecnica:

“Conosco Marco, professionalmente parlando, da diversi anni e seguo sempre i suoi tweet. Quando ho letto della “tattica Gmail” mi è sembrata una buona idea e l’abbiamo subito lanciata provandola nelle varie campagne di display content che abbiamo in Ads. Condivido con Marco i risultati dell’analisi; dal punto di vista qualitiativo, la maggior pertinenza dell’annuncio che si puó trovare con questa strategia dà i suoi frutti in termini di conversion rate. E’ la metrica il cui miglioramento si nota di piú se confrontato con annunci e campagne similari. Rispetto ad alcune di queste, con la strategia Gmail abbiamo avuto conversion rate di 4 volte maggiori rispetto alle campagne simili.

Se devo trovare, invece, degli aspetti negativi, direi che a livello di CPC medio son campagne con costi maggiori (nella mia esperienza da tra un +10/20%), ma ampiamente giustificate dal conversion rate migliore.”

E voi avete provato questa tattica? Avete raccolto dei dati di performance in tal senso? Li confrontiamo? :)

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