Quando devi esprimere un concetto, preferire un grafico o un’infografica a tante parole potrebbe essere una scelta utile e vincente.
Numerosi studi hanno dimostrato che il cervello umano è predisposto a elaborare le informazioni visive molto più rapidamente rispetto al testo scritto.
Un esperimento condotto dall’Università di Stanford ha rilevato che il nostro cervello impiega meno di un secondo a elaborare e attribuire un significato a una rappresentazione grafica, mentre può impiegare fino a 6 secondi per leggere circa 20-25 parole.
Altri studi hanno evidenziato che fino al 70% del cervello umano è dedicato alla percezione visiva, il che spiega perché siamo così abili nel riconoscere schemi e interpretare immagini.
Questa capacità è il risultato di milioni di anni di evoluzione, durante i quali l’abilità di interpretare rapidamente l’ambiente circostante era cruciale per la sopravvivenza.
Va bene ma quindi, per comunicare in modo efficace è sufficiente utilizzare un grafico?
Ovviamente no: se dobbiamo presentare un’informazione quantitativa, dove la precisione e la chiarezza sono fondamentali, non solo va preferito un grafico alle parole ma bisogna anche individuare il grafico che fa più al caso nostro.
La scelta del grafico, infatti, è fondamentale quando si tratta di presentare un concetto o un’evidenza, poiché un grafico mal progettato può facilmente distorcere la comprensione dei dati.
I grafici non sono solo rappresentazioni visive di numeri; sono strumenti potenti che possono influenzare la percezione e l’interpretazione delle informazioni. Un buon grafico rende i dati più accessibili e comprensibili, facilitando l’individuazione di tendenze, anomalie e relazioni significative; al contrario, un grafico sbagliato o complesso può confondere e portare a conclusioni errate.
Ok, la pressione ora è tanta ma non facciamoci prendere dal panico.
Quali sono gli errori più comuni da evitare? E quali invece possono essere le scelte preferibili?
Uno degli errori più comuni nella visualizzazione dei dati è l’uso eccessivo di grafici complessi che possono sovraccaricare chi legge con troppe informazioni.
Ad esempio, i grafici a torta con troppi spicchi, tabelle o grafici a linee con troppe serie di dati possono diventare illeggibili.
Un altro errore frequente è la scelta di colori inappropriati che possono confondere o fuorviare.
Per evitare questi errori, è importante mantenere la semplicità e la chiarezza.
Utilizzare colori contrastanti per distinguere chiaramente le diverse categorie e limitare il numero di elementi visivi in un grafico può migliorare significativamente la comprensione. Inoltre, è utile fornire contesto e spiegazioni per aiutare il lettore a interpretare correttamente i dati presentati.
Come scegliere il giusto grafico?
Ci sono veramente tantissime tipologie di grafici e trovo poco utile provare a raccontartene anche solo una parte; preferisco porre la tua attenzione su quali elementi considerare quando stai scegliendo quale sia il grafico giusto per te.
Ti lascio, pertanto, questa piccola guida con alcune best practices per creare grafici efficaci:
- Tieni sempre a mente cosa vuoi raccontare e a chi: per far arrivare in modo chiaro un concetto o un messaggio, devi sempre chiederti qual è il tuo obiettivo (perché voglio rappresentare questo dato?), che tipo di informazioni vuoi comunicare e il pubblico di riferimento.
- Scegli il grafico giusto: utilizza il tipo di grafico che meglio rappresenta i dati. Ad esempio, i grafici a barre sono ideali per confrontare quantità, mentre i grafici a linee sono utili per mostrare tendenze nel tempo.
- Cerca sempre la semplicità: evita di sovraccaricare il grafico con troppi dettagli. Meno è meglio quando si tratta di visualizzazione dei dati.
- Evita il disordine: non ordinare i dati in ordine alfabetico ma per valore, posizionando il più grande nella parte superiore della griglia (per i grafici a barre orizzontali) o a sinistra (per i grafici a barre verticali).
Questa tecnica rende più fluidi i movimenti oculari e riduce il tempo necessario per leggere i risultati.
- Evita i grafici a doppio asse: questo tipo di grafico viene spesso utilizzato per risparmiare spazio su una dashboard quando ci sono due serie di dati con 2 metriche da confrontare (es: entrate e tasso di conversione) su misure diverse. Non solo questo tipo di grafico è complicato da leggere, ma soprattutto porta gli utenti a trarre conclusioni sbagliate, perché la maggior parte di loro non presterà attenzione ai valori visualizzati sugli assi.
- Usa colori appropriati: scegli colori che siano facilmente distinguibili e che non creino confusione.
Inoltre presta particolare attenzione alla scelta dei colori (ad esempio nelle mappe geografiche) perché le combinazioni di colori potrebbero aiutarti a rappresentare i valori:
Se scegli colori sequenziali, il colore più chiaro indica un valore più basso e il tono più scuro, indica un valore più alto; se scegli una scala divergente, in genere stai marcando la differenza tra valori positivi e negativi. Infine se scegli la scala di colori qualitativa (o di categoria), ogni colore è una variabile diversa. - Fornisci sempre il contesto: aggiungere titoli, etichette e legende chiare aiuta il lettore a comprendere il significato del grafico, ma attenzione a non inserire troppi elementi: se un grafico ha bisogno di spiegazioni, conviene fornirle a voce invece di aggiungere testo per non appesantire il carico visivo.
- Verifica l’accuratezza dei dati: assicurati che i dati siano corretti e che il grafico rappresenti fedelmente le informazioni. Lo abbiamo già detto, grafici sbagliati possono portare a decisioni sbagliate.
Infine ricorda, la percezione estetica è qualcosa di molto più profondo e radicato nella natura umana di quel che si pensa.
Se il tuo interlocutore percepirà la bellezza di un grafico, sarà più a suo agio, meno stressato e ne comprenderà il contenuto più facilmente.
Il giudizio estetico è direttamente correlato con il livello di complessità del grafico che stiamo presentando quindi riporta solo gli elementi strettamente necessari e organizzali al meglio all’interno dello spazio.
Ora ti metto alla prova!
Nel grafico sottostante (piuttosto bruttino, diciamolo) cosa toglieresti per migliorarne la comprensione?
I contorni: ecco una cosa che puoi sempre eliminare dai grafici. Il nostro cervello è già abituato a ricomporre figure riconoscibili e a riempire vuoti; non serve ricreare un rettangolo per visualizzare bene il grafico.
Le linee di proiezione: per lo stesso concetto, le linee di proiezione sono superflue: il cervello è perfettamente in grado di orientarsi seguendo una linea immaginaria.
Le etichette dati: si, sono una delle cose che danno più fastidio eppure le troviamo spesso in grafici di questo tipo.
Le etichette non servono e così riportate, non sono neppure leggibili eppure inserendole nel grafico, costringeremo il nostro interlocutore a cercare di leggere tutti i numeri presenti, nella speranza di poter capire quali tra questi siano quelli veramente utili.
Togliamo le etichette così chi leggerà il dato si concentrerà esclusivamente sul messaggio che vogliamo trasmettere.
Ma ricorda: migliorare un grafico non significa solo eliminare elementi rendendolo più “pulito”.
Spesso, la scelta giusta, può essere quella di utilizzare un altro tipo di grafico.
Con un grafico ad area in pila, infatti, non solo sarà facile visualizzare l’andamento nel tempo del traffico per ciascun canale ma si potrà anche capire la relazione tra i vari canali e come questi hanno contribuito al totale del traffico per ciascun mese.
I grafici hanno dunque dei super poteri; usali al meglio per rendere memorabili i dati e ciò che vuoi comunicare 🙂
Commenti