Avete appena battezzato la vostra nuova startup o il vostro nuovo prodotto/servizio (insomma l’idea che – ne siete certi – vi cambierà definitivamente la vita) e vi state chiedendo quanto ci metterà il mondo (o almeno Google) ad accorgersi che quel nome geniale che avete coniato è un brand?
Se non ve lo state chiedendo, dovreste. Perché questo può fare davvero la differenza (aiuta anche il ranking organico, come conferma SEOBook.com).
Come facciamo a sapere se Google riconosce un brand come tale?
- Google inizia ad avere il sospetto che si tratti di un brand nel momento in cui nota che gli utenti ricercano tale termine con una certa frequenza. Quindi, il primissimo indizio è la comparsa del brand su Google Suggest.
- Appurato che si tratta di un brand (e che il sito web ha registrato un numero sufficiente di visite), Google potrebbe decidere di attribuire dei sitelink allo snippet del relativo sito nei risultati di ricerca.
Come fare per far “capire” a Google che il nostro è un brand?
- Ad alcuni brand Google riserva una pagina dei risultati di ricerca composta da un numero di risultati inferiore a quello delle SERP “no brand” (solitamente 7 anziché 10).
- I brand beneficiano inoltre di informazioni aggiuntive sul lato destro, tipicamente, un estratto dalla pagina aziendale di Google+ o per i “top” brand, Knowledge Graph (se non conoscete, potete approfondire qui).
Se il nome che avete scelto assomiglia ad un termine di uso comune o ad un altro brand, all’inizio cercandolo su Google probabilmente vi troverete un “Forse stavi cercando…”. Non vi demoralizzate e osservate i risultati proposti. Inizialmente potrebbero riguardare solo la variante più conosciuta della parola, ma appena il vostro brand inizia ad avere un minimo di volumi di ricerca vi verranno proposti i risultati inerenti il termine effettivamente digitato.
Ecco cinque mezzi per promuovere il brand e “appropriarci” della NOSTRA Serp:
- SEO + Schema.org: lavorando sul codice sorgente del sito web possiamo fare in modo che il nostro snippet organico venga integrato con delle informazioni extra, con il risultato che occuperemo uno spazio maggiore (pixel) nella no-scroll area. Questo ad esempio è lo snippet di MOCA (in rosso le parti “extra”):
- SEA: anche negli annunci a pagamento possiamo provare ad occupare più pixel, grazie alle estensioni degli annunci (sitelink, numero di telefono, indirizzo, collegamento con pagina Google+, ecc.). Da ottobre 2013 inoltre le estensioni dell’annuncio sono diventate quasi indispensabili, dato che incidono nel ranking dell’annuncio (fonte).
Per migliorare l’esperienza dell’utente (e quindi le performance delle campagne) è possibile dedicare delle estensioni annuncio unicamente agli utenti mobile. - Social: essere presenti nei principali social network vi permetterà di occupare qualche ulteriore slot nella vostra SERP di brand.
- Utilizzo dei vari prodotti Google: da Google Maps a Youtube ma anche Google Shopping se il sito in questione ha una sezione ecommerce (da abbinare necessariamente a delle campagne Ads).
- Attività di ufficio stampa e guest blogging: fate girare il vostro brand il più possibile, Google non potrà non arrendersi all’evidenza della vostra esistenza. Inoltre questi contenuti “controllabili” potrebbero aiutarvi a presidiare la vostra SERP.
N.B. Di riflesso tutto questo avrà anche l’effetto collaterale di “proteggere” il vostro brand: appena il vostro nome sarà sufficientemente famoso, potrebbe venire selezionato come parola chiave in campagne Ads di competitor e altri operatori del settore. Questo non potrete impedirlo del tutto (vedete screenshot qui sotto) ma potrete fare in modo di:
- rendervi riconoscibili presso il vostro pubblico;
- far lievitare il costo per click per la “vostra” parola chiave.
Vi vengono in mente altre modalità per comprendere che Google “ha capito” che sta iniziando ad avere a che fare con un brand?
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