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I contenuti (buoni anche per la SEO) che non sapevi di avere

Immedesimati per un attimo nella persona che hai detto essere il prototipo di cliente per il tuo e-commerce. Quanto è importante ispirarla? Quanto è importante che scopra che avete il prodotto che proprio stava cercando?

Infatti, una persona in fase di serendipity, cioè quando vuole lasciarsi ispirare e non ha ancora chiaro il prodotto ideale, va accompagnata nella scelta, rendendo facile e chiara l’esplorazione della tua offerta. Per questo avrai fatto anche tu ragionamenti su come rendere più comprensibile e navigabile la struttura del tuo e-commerce. 

Un’architettura chiara è la base, ma come puoi soddisfare sempre anche le nuove possibili tendenze e accompagnare al meglio le persone alla scelta del prodotto perfetto?

Senza andare a complicare troppo il menù (quindi l’architettura) del sito con “mille” categorie e sottocategorie, ci sono degli strumenti che permettono di affinare la ricerca del prodotto cosicché chi prima stava solo esplorando, inizi a delineare un’idea di ciò che le/gli potrebbe servire, scovando la parte del sito che tra tutta la diversità di prodotti, soddisfa davvero le sue richieste.

Quando l’offerta è ampia e lo scenario è complesso non ha senso complicare e rivedere troppo spesso l’alberatura ma la SEO ci viene in aiuto per favorire un processo evolutivo dell’architettura dell’e-commerce; come? Andando a misurare gli argomenti che riscuotono maggiore interesse tramite lo strumento di ricerca interna, saranno proprio le persone che navigano il sito a dircelo. Mi spiego meglio.

Gli strumenti di ricerca interna

Le persone che usano i filtri e la ricerca interna sono più portate alla conversione

Come dimostra Econsultancy, fino al 30% di chi naviga un e-commerce, si serve di strumenti di ricerca interni, e le persone che lo fanno possono convertire fino a 5 o 6 volte di più. Se ci pensiamo infatti è proprio la persona che sta costruendo il contenuto che vuole vedere, permettendo a noi di capire a cosa sono davvero interessati e dandoci un duplice vantaggio:

  • consentendoci di fare valutazioni su come far evolvere la nostra architettura in modo intelligente 
  •  dandoci l’opportunità di avere dei contenuti già posizionabili sui motori di ricerca che vadano a intercettare le richieste per questi specifici prodotti.

Un esempio: se il tuo e-commerce vende scarpe vogliamo essere presenti per chi conosce il nostro brand e sta cercando una nuova scarpa da indossare. Ma potremmo anche intercettare le persone che non si vogliono solo lasciare ispirare perché hanno un’idea più precisa, magari cercano scarpe in tela gialle estive.

Dato che per essere presenti per quella ricerca è necessario avere una pagina che sia rilevante proprio per quella parola chiave, si può pensare dunque di creare una nuova sottocategoria a menù per scarpe gialle estive?

Come anticipato, non serve sviluppare sotto categorie così dettagliate, anzi le pagine rilevanti per ricerche un po’ più specifiche probabilmente ce le hai già all’interno del tuo sito. Sono proprio i filtri di navigazione di cui parlavamo. Questi filtri (chiamati anche navigazione a faccette per far passare l’aspetto multidimensionale della pagina) rendono un contenuto “scremato” dalla pagina di listing iniziale, ma spesso agiscono modificando solo gli elementi visualizzati e di fatto, non esistono come pagine individuali. L’obiettivo è dunque che queste pagine filtrate esistano con un URL propria in modo che, con le dovute attenzioni, si possano posizionare per ricerche inerenti ampliando così la presenza online del nostro e-commerce, migliorano l’esperienza di navigazione e ci possano far fare considerazioni basate sui dati per evolvere l’architettura. 

Ma cosa possiamo ottimizzare nel dettaglio per il sistema di filtraggio?

Come decidere che filtri applicare?

Partiamo come sempre dalla domanda online e da cosa interessa al nostro target di riferimento. Esplorando con una analisi delle parole chiave le abitudini di ricerca per il nostro settore possiamo infatti capire quale filtro sarebbe più utile applicare.

Mettiamo caso che siamo i proprietari di un e-commerce che vende giacche in pelle. 

Nel decidere dei filtri utili per chi naviga il sito e per puntare al posizionamento per parole chiave specifiche vedo, a seguito di un’analisi keyword, che le principali caratteristiche ricercate sono le seguenti:

Ciò mi suggerisce che i filtri più adeguati potrebbero essere:

  • colore
  • stagione (invernali/estive)
  • stile (imbottitura/pelliccia/borchie)
  • anni (70s/80s/90s)

oltre che alla differenza di genere e quella tra adulto e bambino.

Non dimentichiamo però che oltre a favorire l’esperienza di navigazione vogliamo rendere posizionabili le pagine di filtro in modo che siano rilevanti per le parole chiave su cui ci siamo basati. Queste devono perciò rispettare i seguenti punti:

  • avere abbastanza domanda (volume di ricerca)
  • avere abbastanza offerta (si abbiano prodotti per popolare la pagina filtrata)
  • abbiano un contenuto quanto più diversificato tra loro

Un chiaro esempio si può notare nel settore automobilistico: se infatti ricerchiamo “auto usate sotto i 1000 euro milano” che è una parola chiave molto specifica, il primo risultato è quello di Trovit:

Si tratta infatti di una pagina già filtrata nel prezzo e nella ricerca interna a cui si è dedicata una url propria consentendo ai motori di ricerca di indicizzarla e quindi di posizionarla.

C’è però anche l’altra faccia della medaglia

Contenuti duplicati e gestione delle risorse di Google

Infatti creare una moltitudine di pagine che propongono un contenuto filtrato potrebbe generare dei contenuti duplicati, perché magari l’offerta (in termini di prodotti presentati) non si differenzia così tanto tra le pagine di filtro proposte.

Quando si hanno dei contenuti duplicati interni, i motori di ricerca scelgono in base a ciò che ritengono più rilevante quale pagina posizionare e quella particolare versione, potrebbe non essere quella che volevi rendere raggiungibile (ad esempio potrebbero mancare elementi come form o tracciamenti di particolari azioni).

Ciò è gestibile con diversi metodi, ad esempio segnalando a Google la versione preferita (o canonica) lascio il link dell’articolo che ha scritto il mio ex collega Stefano, così può raccontarti come farlo al meglio. Oltre a questo, l’intento soprattutto per siti molto estesi, è quello di impiegare al meglio le risorse che Google allocherà per la scansione del nostro sito (il cosiddetto crawl budget) in termini di numero pagine scansionate in un tempo determinato.

Se infatti andassimo a creare pagine individuali filtrate per età (avendo per esempio giacche in pelle nere da 10 a 20 anni/ da 20 a 40/ da 30 a 50) la struttura del sito diventerebbe davvero estesa, considerando che ciò avviene per le fasce d’età di ogni prodotto. Google trovando un sito così esteso da navigare potrebbe scandagliare molte pagine obsolete tralasciando così alcune di maggiore importanza.

Come possiamo evitare che ciò accada?

Per evitare che ciò accada dovremmo unire i ragionamenti, limitare l’estensione del sito favorendo per le nuove pagine contenuti quanto più differenziati.

Dopo aver condotto un’analisi delle parole chiave per definire quali filtri abbia più senso implementare dobbiamo fare attenzione anche ad altre accortezze:

Creare il percorso degli  URL dedicato per le pagine di filtro togliendo un’eventuale parametrizzazione (per capirci, quando nelle URL vedi ?black=) cercando, se possibile, di generare il link tramite la stessa cartella in modo da non avere un ordine diverso a seconda della scelta delle persone.

Per i parametri che si aggiungono agli URL generando pagine non rilevanti per le ricerche di settore (esempio filtro=taglia) una possibile soluzione per risolvere il problema di contenuti duplicati è di renderle canonicalizzate applicando anche il tag=”noindex” per evitare che vengano inserite nell’indice di Google. Ciò però non risolve il problema del “crawl budget” per siti di maggiori dimensioni. Al fine di ottimizzarlo, potremmo escludere i parametri con robots.txt oppure, qualora l’URL generato comprenda più di due parametri (esempio taglia e ordinamenti) si potrebbe generare sempre un parametro aggiuntivo (es: &noindex=1) da bloccare nel file robots.

Con queste accortezze potremo espandere la nostra presenza online avendo più pagine indicizzate in modo corretto e, nel monitorare le visite che portano, potremmo trarre interessanti conclusioni sui prodotti a cui le persone sono più interessate per rivedere l’alberatura in modo efficace.

Ti lascio con una riflessione:

Da quanto tempo non evolve la tua architettura? e l’ultima volta che l’hai fatta evolvere, l’hai fatto con dei dati a supporto?

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Commenti

  1. Ciao Gianandrea, spunti davvero interessanti per rivedere un ecommerce (o sito web)!

    Dedicare del tempo (e di conseguenza del budget) per valutare l’esperienza utente e se riprogettare il l’intero sito è una pratica che almeno una volta andrebbe eseguita, sopratutto per il mondo dell’ecommerce; potremmo inserire questa pratica nel product marketing!

    Rispondi
    • Ciao Simone,

      grazie per il tuo commento, sono infatti convinto che gli e-commerce (anche quelli più storici) debbano stare al passo sempre più velocemente con interessi degli utenti ma senza perdere la propria identità, un modo per farlo efficacemente basandosi sui dati? la SEO!

      Rispondi

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