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Goodbye link, benvenuta semantica

Lasciate ogne link, voi ch‘intrate…nel mondo del posizionamento sui motori di ricerca!

Rubo l’incipit della Divina Commedia per introdurre un diverso approccio al mondo del posizionamento sui motori di ricerca. L’accantonamento dei link, il cui peso sarà sempre minore, a favore del SEO semantico.

Sito nuovo e zero link, posizionamento impossibile?

Pensiamo al caso ipoteticamente più complicato: un sito nuovo di zecca. Dominio senza storico, trust rank assente, nessuna conoscenza del brand da parte di utenti e potenziali clienti. Come dunque inserirsi all’interno delle SERP?

Accantonata la possibilità della creazione di una matrice di link, seguiamo la strada del posizionamento attraverso la partecipazione in discussioni ed attività editoriali, senza includere link o riferimenti al brand, che vertono su temi affini e meno competitivi rispetto al nostro obiettivo di posizionamento principale.

Posizionare un sito nuovo? Si, abbandonando la strategia link-based. Via alla semantica

Ad esempio:

  • se il nostro sito si vorrà posizionare per “alimentazione sana”, si potrebbe lavorare sul tema affine come “frutta e verdura biologica”;
  • se il nostro sito si vorrà posizionare per “prodotti equosolidali” si potrebbe lavorare sul tema affine quale “mangiare etico”
  • se il nostro sito si vorrà posizione per “auto usate” si potrà lavorare sul concetto affine di “rischio”

Una volta creato sul nostro sito una pagina che risponde all’associazione “tema principale + tema affine”, l’attività prosegue con il presenziare siti terzi (blog, forum, articoli, ecc) intervenendo con commenti/news/articoli che al loro interno riportano sempre il binomio “tema principale + tema affine”. E sempre senza includere link o citare il nostro sito web.

“Aiutiamo” Google a posizionarci

Così facendo progressivamente Google capirà che c’è una correlazione tra tema affine ed il macrotema cui fa riferimento, andando, così ci si augura tutti, a posizionare il nostro nuovo sito anche per il tema principale, più competitivo.

Dopo aver avuto l’illuminazione sulla via di Damasco SeoGarden, siamo ancora in fase di test. Voi avete già riscontrato successo/criticità lavorando nell’ottica del SEO semantico? Attendo vostre!

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Commenti

  1. Ho già fatto test in questa direzione ma temo che i link saranno ancora una componente fondamentale per le strategie di posizionamento. Quel che cambia, invece, è la possibilità di essere posizionati in alto per parole chiave che non sono state prese inizialmente in considerazione ma che rappresentano una variabile vicina ed altrettanto pertinente con il contenuto della pagina. La ricerca per semantica è sicuramente il futuro e la vedo come una grossissima opportunità, sia per i clienti che per le agenzie SEO. Sui link invece sono fermamente convinto che servano ancora e continueranno a servire a lungo dato che sono l’elemento distintivo di Google per differenziarsi dai restanti motori di ricerca. Ovviamente, la ricerca per semantica influenza anche la strategia di link building: più siti perfettamente pertinenti con il proprio business a discapito di una moltitudine di siti con valori alti. Si restringe quindi il ventaglio dei potenziali siti a favore della loro qualità. In questo, le novità introdotte da MajesticSeo danno una mano non indifferente. Sapere il business di appartenenza di un sito, oltre al trust flow e citation flow, sono una benedizione in fase di link building.

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    • Ciao Fabio, a mio avviso i link faranno ancora parte della strategia di posizionamento ma avranno un ruolo via via meno fondamentale. Al di là che Matt Cutts si è espresso in questa direzione più volte, ho colto personalmente alcuni segnali che mi spingono a pensare come progressivamente la link building stia diventando “content building”.
      Giustissimo quello che dici su Majestic: il nuovo aggiornamento che divide i backlink per tema è un ottimo strumento per capire il bilanciamento dei referring e da dove partire con l’analisi. Sono d’accordo anche sulla crucialità della pertinenza di una fonte con il sito cliente, e questo Penguin l’ha fatto ben capire. Solo che, a sensazione, nel futuro basterà esserci con testi curati in ottica SEO. Anche senza link.

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    • Ciao Daniele! Così è decisamente riduttivo :) Penso però una strategia SEO non possa esulare da una componente relazionale (leggi: Online PR) e dunque da una collaborazione più partecipata tra azienda e referente web marketing. Tu invece cosa pensi?

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  2. @Giulia hai perfettamente ragione in quel che dici anche se personalmente ritengo che non peseranno di meno ma cambierà il modo in cui i singoli “pesi” verranno calcolati. Durante i primi incontri con i clienti provo sempre a spiegare quella che è la mia visione del link building e di rimando quella adottata dall’azienda presso cui lavoro: volessi farmi un nome in politica potrei ottenere due tipologie di raccomandazioni, quelle da parte dei miei pari (molti) e quelle da parte di personaggi famosi tra cui anche politici importanti. Per quanto i miei pari possano essere numerosi e fare un gran bel rumore in mio favore, con molta probabilità saranno le singole raccomandazioni delle persone che contano ad aprirmi la strada verso la carriera politica. Allo stesso modo, con i link, posso avere un grandissimo numero di segnalazioni da parte di altri siti ma faranno solo tantissimo rumore e mi porteranno ad un certo risultato che non sarà mai quello che mi daranno i link dai siti che contano.
    Quel che cambia e cambierà sempre, piuttosto, è il modo di ottenere questi link. Considero Matt Cutts una persona da prendere con le pinze dato che il suo interesse è quello di mantenere elevato il valore del suo prodotto e non certo del nostro. Casualmente quando una determinata attività legata al SEO riesce a manipolare fin troppo bene i suoi risultati di ricerca, esce un video in cui si dice che quella data attività non va più bene, che è penalizzante e che ci sono già casi (casualmente sempre nomi semi grossi) di siti che ne stanno soffrendo. La verità è che la strategia vincente è sempre quella che porta risultati stabili. Finchè si fanno le cose in maniera pulita e naturale si può contare su risultati stabili. Quando ci si fa prendere dalla fretta, dalle pressioni del cliente e dalle facili scorciatoie, accadono i danni irreparabili.

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  3. @Giulia, in merito alla tua ultima parte invece non concordo per il semplice motivo che la valutazione dei link in entrata è l’elemento che ha fatto diventare Google l’azienda che è oggi, è l’elemento dell’algoritmo che ha fatto la differenza. Privarsene significherebbe approcciarsi al web al pari di altri competitor e concepire ex novo il proprio sistema di ranking. Yandex ha già dichiarato che per molte tipologie di siti non considera più i link in entrata, vero è che il contenuto è sicuramente l’elemento distintivo di ogni sito ma al netto dei link, cosa rimane? Segnali social, visite, numero di pagine…
    Piuttosto ho come il vaghissimo sentore che Google stia cercando di bilanciare il calcolo del page rank con Google Plus. Quando fra qualche anno scadrà il brevetto dell’algoritmo di Google, potenzialmente sarà di pubblico dominio. A quel punto la vera differenza sarà avere in casa il proprio social network dal quale attingere a piene mani per avere nuove metriche da valutare. Bing e Yahoo probabilmente correranno al riparo con accordi con Facebook e Twitter ma il vantaggio acquisito da Google sarà sempre e comunque enorme. Certo, sono solo speculazioni, ma pensare già in quella direzione ci permette di creare oggi le fondamenta e farci le ossa per quel che sarà la SEO del domani.

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    • @Fabio: quanti spunti interessanti dai tuoi commenti! D’accordo con te sul cambio di “peso” dei link: ed è proprio per questo cambio che la link building deve evolvere e mettere il link non come obiettivo primario ma come naturale conseguenza di aver fornito ad un portale un contenuto che valga la pena di essere ripreso.
      E come giustamente scrivevi, per fare questo c’è bisogno di (più) tempo.

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