Alessandro

Posso definirmi trevigiano doc pur non bevendo vino?

A mio favore posso portare mio nonno paterno che si incammina verso Piazza dei Signori, vestito in giacca e cravatta, per parlare di “affari” e bere un calice di prosecco.
Mia nonna materna che si raccomanda di non allontanarmi mai al punto da non vedere il campanile di San Lazzaro.
Il toast rinforzato al Biffi (e chi l’ha provato lo sa) e il tramezzino Euro dalla Gigia.

Fin da piccolo la mia trevigianità è intaccata (e per fortuna, aggiunge la mia fidanzata) dai suoni del fagiano lofoforo, del turaco e delle gru che mio papà tiene in giardino, dai profumi e dai colori della barriera corallina di Sipadan, dove imparo a fare immersioni, dai racconti di zii naviganti ed esperti alpinisti.

Parto per tornare: Milano, Berlino, Tenerife, Dresda.
Studio statistica per dovere; retail management, marketing e comunicazione per piacere.

Amo il kitesurf, il wingfoil, il mio cane Plemo, il mio camper, macinare chilometri, mangiare tutto, assaggiare le diversità.
Amo mettere in dubbio, fare domande per ascoltare le risposte.
Anche nel mio lavoro amo la continua ricerca di nuove soluzioni, la scoperta, le relazioni che vanno costruite, fiducia per fiducia.

E poi non bevo vino pur essendo trevigiano. A chi altro dovreste dare fiducia?

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