Da quando sono uscite le campagne performance max, la definizione più comune era una sola: black box. Un sistema capace di distribuire budget e ottimizzare i risultati, ma senza offrire quella visibilità granulare che siamo abituati ad avere in altri tipi di campagne.
Oggi però lo scenario sta cambiando.
Google ha introdotto una serie di aggiornamenti che aprono nuove prospettive di analisi e controllo: strumenti che ci permettono non solo di capire meglio dove vengono erogati gli annunci, ma anche di affinare il targeting e lavorare in modo più strategico.
In questo articolo cercherò di fare una panoramica sugli aggiornamenti più importanti che possiamo trovare in account.
1. Report del rendimento per canale
È forse l’aggiornamento più atteso: il nuovo report consente di vedere esattamente su quali canali Google vengono mostrati i nostri annunci, come performano e quale porzione di budget assorbono

Il grafico di dettaglio mette in relazione costi e conversioni per singolo canale, con la possibilità di distinguere tra annunci con feed di prodotto e annunci senza.

Perché è importante? Perché ci permette di prendere decisioni più consapevoli: se notiamo che il sistema investe una quota significativa del budget su Youtube, ad esempio, potrebbe avere senso lavorare sulle creatività video, testando nuove varianti per massimizzare le performance.
2. Targeting più preciso: termini di ricerca e parole chiave escluse
Un altro passo verso la trasparenza riguarda i termini di ricerca. Fino a poco fa erano disponibili solo in forma aggregata nella sezione approfondimenti. Oggi possiamo accedere a un vero e proprio report simile a quello delle campagne search.
Questo significa che possiamo analizzare le metriche associate a ciascun termine, e capire se stiamo intercettando le query rilevanti. Non solo: è possibile anche escludere parole chiave o lavorare con liste di esclusione a livello di campagne, ottenendo un controllo decisamente più avanzato.
Un dettaglio non da poco: il limite di search terms per gruppo di asset è raddoppiato, passando da 25 a 50. Un segnale in più per indirizzare la campagna verso il pubblico giusto.
I temi di ricerca delle Performance Max sono segnali che possiamo fornire a Google per aiutarlo a comprendere meglio il tipo di query e il pubblico che vogliamo intercettare. Non sono parole chiave in senso tradizionale (come nelle campagne search), ma vere e proprie indicazioni strategiche che indirizzano l’algoritmo verso determinate aree di interesse.
Avere a disposizione fino a 50 temi di ricerca significa poter costruire una mappa molto più ricca del nostro target ideale, coprendo un ventaglio di intenzioni di ricerca più ampio senza sacrificare la precisione.
3. Nuove opzioni di targeting demografico
Oltre alle keyword, Google ha introdotto anche il target per dispositivo (a livello di campagna), fascia d’età e (in beta) genere (nei singoli gruppi di asset). Un’evoluzione che ci permette di modellare le campagne in modo più accurato, lavorando sulle audience con criteri più vicini ai nostri obiettivi di business.
4. Retention goal: il ritorno dei clienti inattivi
Una novità che merita attenzione è il nuovo obiettivo di fidelizzazione: il retention goal. Si tratta di una funzione pensata per riconquistare i clienti di valore che non sono più attivi, incrementando così il lifetime value.
Interessante anche la possibilità di combinare questo obiettivo con campagne orientate alla new customer acquisition, creando un mix di strategia che lavora sia sul fronte acquisizione sia sulla retention.
Un elemento chiave per rendere davvero efficace questo approccio è l’importazione di elenchi clienti con Customer Match, ossia la possibilità di caricare su Google Ads i dati di prima parte (liste clienti con email, numeri di telefono, ecc.).
Lavorare con i dati proprietari consente di creare segmenti altamente qualificati e di mantenere un vantaggio competitivo in uno scenario in cui la disponibilità di dati di terze parti è sempre più limitata.

5. Ottimizzazioni automatiche degli asset
Infine, un update che va dritto al cuore delle creatività. Oggi possiamo lasciare che la campagna ottimizzi in autonomia alcuni asset, intervenendo su testi, immagini, video e perfino sull’URL finale. Un supporto che, se gestito con attenzione, può generare varianti creative più performanti senza appesantire il lavoro operativo.
Come trasformare gli aggiornamenti in risultati concreti
Le Performance Max si stanno trasformando in uno strumento capace di offrire maggiore chiarezza e possibilità di intervento.
I nuovi report aiutano a leggere meglio i dati, mentre le funzioni di ottimizzazione aprono la strada a strategie più flessibili e mirate.
Per sfruttarle al meglio serve un approccio consapevole e dinamico: monitorare con costanza le performance, usare i segnali di pubblico in modo mirato e sperimentare nuove creatività per individuare ciò che funziona davvero.
È un lavoro che richiede continuità, ma che consente di ottenere risultati tangibili nell’immediato e costruire al tempo stesso un vantaggio competitivo nel lungo periodo.
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