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Content Audit SEO: guida all’analisi dei contenuti di un sito

Negli ultimi anni Google ha posto sempre maggiore enfasi sulla qualità dei contenuti, penalizzando i siti con contenuti di poco valore per gli utenti.

Il termine usato in inglese per definire questi contenuti è “Thin content”.
In italiano “contenuto sottile” o “contenuto scarno”, ovvero tutti quei contenuti indicizzati (visibili ai motori di ricerca) che sono poco performanti o hanno poco valore per gli utenti.

In questo articolo esploreremo l’importanza di effettuare un content audit per identificare i contenuti che possono impattare negativamente sulla performance organica del sito e ottimizzare quelli che invece hanno ancora del potenziale inespresso.

Cos’è esattamente una Thin Content Page?

Una Thin Content Page è una pagina web che presenta contenuti di scarsa qualità, quantità o rilevanza per gli utenti. Rientrano in questa categoria:

  • Pagine senza testo.
  • Pagine con poco testo.
  • Pagine duplicate.
  • Pagine con contenuti non autentici.
  • Pagine molto vecchie e poco performanti.

Pagine senza testo

Queste sono pagine totalmente prive di testo, come ad esempio pagine di categoria senza prodotti, pagine con solo immagini o video senza testo descrittivo, o pagine per tag di ricerca che non presentano risultati al loro interno.

Pagine con scarso contenuto testuale

Si tratta di pagine che presentano contenuti estremamente brevi, che non forniscono informazioni significative agli utenti. Come ad esempio pagine di prodotto con una descrizione superficiale o peggio ancora copiata da un catalogo o dal sito del produttore. Altro esempio è nelle pagine di servizio come le “thank you pages” che vengono visualizzate dall’utente dopo aver compilato un form o essersi iscritto ad una newsletter. Generalmente queste pagine contengono solo un breve ringraziamento, e per questo dovrebbero essere deindicizzate.

Pagine duplicate

Si tratta di pagine che presentano un contenuto molto simile e in alcuni casi addirittura identico. Per esempio le URL parametriche si generano spesso automaticamente usando i filtri all’interno di una pagina di categoria di un e-commerce.
Voglia di approfondire il tema? Questo articolo sui contenuti duplicati potrebbe fare al caso tuo.

Pagine molto vecchie e poco performanti

È una casistica molto comune nei progetti editoriali più complessi o nelle testate online che si occupano di news. L’obiettivo è produrre nuovi contenuti, sempre super aggiornati, trascurando però tutto quello pubblicato e che ha già uno storico importante. Queste pagine esistono ancora e hanno un peso, positivo o negativo, per i motori di ricerca.

È buona norma dunque fare una periodica revisione o pulizia delle pagine sul proprio sito e assicurarsi che le pagine sopra elencate non siano indicizzate.

L’impatto dei thin content sulla SEO

Le pagine di poco valore (o thin content pages) possono danneggiare la reputazione e l’autorità di un sito agli occhi dei motori di ricerca, e impattare la sua performance organica. I motivi sono essenzialmente due:

  1. Queste pagine sprecano crawl budget: ovvero il tempo e le risorse che Google impiega a scansionare un sito. Affinché Google possa trovare ed indicizzare velocemente le pagine che contano è importante “rimuovere i rami secchi” e “sfoltire il proprio sito”.
  2. Google vuole offrire risultati di valore ai propri utenti. Un sito con pagine molto datate, pochi contenuti di qualità e performance scarse verrà considerato da Google come un sito poco utile per gli utenti e dunque la sua visibilità organica sarà sfavorita rispetto ai siti dei competitor.

È pertanto fondamentale identificare e affrontare le thin content pages attraverso un’attenta analisi e un content audit mirato.

L’importanza dei Content Audit nelle ottimizzazioni SEO

I content audit sono degli strumenti molto efficaci per analizzare e riorganizzare i contenuti sul proprio sito. Ogni azienda che voglia consolidare la propria presenza online, dovrebbe dedicare del tempo a questa attività e assicurarsi che tutte le pagine visibili ai motori di ricerca siano di qualità per i propri visitatori.

Molte aziende si concentrano spesso sulla creazione di nuove pagine, senza avere una chiara idea di come stia performando il sito e le varie sezioni nel suo complesso. Questo approccio può portare a una dispersione di risorse e sforzi. L’obiettivo del content audit mira proprio a evitare questo tipo di criticità, incentivando un processo che miri ad alzare il livello medio qualitativo di tutti i contenuti pubblicati e indicizzati dai motori di ricerca.

Come effettuare un content audit di successo?

È essenziale comprendere che un content audit di successo deve basarsi su dati concreti. Il primo step si fonda dunque innanzitutto sulla raccolta dei dati sulle performance delle singole pagine e delle varie sezioni del sito. Questi verranno poi aggregati così da avere una visione complessiva del rendimento organico.

Step 1 – raccolta dei dati

I dati di cui abbiamo bisogno per effettuare un content audit SEO sono i seguenti:

  • lista delle pagine indicizzate sul sito
  • Dati storici sulle performance organiche delle pagine
  • Dati relativi ai posizionamenti attuali delle pagine.

La lista di tutte le pagine indicizzate presenti sul sito.
Queste possono essere scaricate talvolta direttamente dal CMS, anche se viene consigliato l’uso di strumenti specifici per la scansione di un sito, come Screaming Frog. Questo tool ti permette di estrapolare tutta una serie di dati fondamentali per le singole pagine, tra cui: URL, titolo, meta description, quantità di contenuto testuale, data dell’ultimo aggiornamento, profondità di scansione e molto altro ancora.

Dati storici sulla performance organica delle pagine

Click, impression, visite da traffico organico e numero di utenti.
Questi sono alcuni dei dati possono essere scaricati da Search Console e Google Analytics 4 o estrapolati direttamente in Screaming Frog connettendo questo agli account di Google attraverso le relative API. Si consiglia di prendere come arco di riferimento gli ultimi 6/12 mesi, così da evitare problemi legati alle stagionalità a cui le visite di un sito possono essere soggette.

Dati relativi ai posizionamenti attuali delle pagine

È importante raccogliere informazioni anche sul posizionamento attuale delle pagine. Dunque non dati storici come quelli che si trovano in Search Console e Analytics, ma dati relativi all’attuale performance e al posizionamento delle keyword per le diverse pagine. Queste informazioni possono essere trovate in tool quali SeoZoom o Semrush.
Tutti i dati menzionati qui sopra andranno poi combinati per avere una visione complessiva della performance del sito e delle singole pagine. Il modo più semplice per fare ciò è utilizzare un documento Google Sheet o un foglio Excel.
L’obiettivo è quello di avere tutti i dati relativi ad una specifica URL sulla stessa riga.

Step 2 – Individuazione delle pagine di poco valore

Una volta uniti i dati insieme dobbiamo revisionare la lista e individuare quelle pagine che possono creare un ostacolo alla performance SEO del sito.
Queste possono essere:

  • Pagine che non si posizionano per keyword strategiche
  • Pagine che hanno ricevuto pochi click o impression
  • Pagine con scarsi contenuti testuali
  • Pagine vecchie con contenuti obsoleti

Si consiglia di utilizzare le opzioni di formattazione condizionale in Google Sheets per individuare più facilmente questi dati, colorando di colore rosso i dati che richiedono attenzione. Le pagine andranno poi manualmente revisionate, dunque i dati saranno degli indicatori per aiutarti nella revisione.

Step 3 – Azioni sulle pagine poco performanti

L’ultimo step sarà quello di decidere cosa fare con queste pagine.
Le opzioni sono tre:

  1. Ottimizzare la pagina: questo può essere il caso di pagine strategiche poco performanti, o di vecchi articoli di blog che possono essere riadattati.
  2. Deindicizzate la pagina: questo è il caso delle pagine di servizio come le thank you pages, o le url parametriche generate dai filtri di categoria per gli e-commerce. Queste pagine servono ma devono essere nascoste a Google.
  3. Eliminare la pagina: nel caso di una pagina che non serve, vecchia e poco performante, il suggerimento può talvolta essere quello di eliminare la pagina. Se sono presenti dei click organici negli ultimi 12 mesi è fondamentale effettuare un reindirizzamento 301 a un’altra pagina sul sito.

Conclusioni

I content audit sono uno strumento molto importante nell’ottimizzazione organica di un sito e aiutano anche a mantenere in ordine i contenuti che talvolta vengono dimenticati.

Ti consigliamo di effettuare un content audit almeno una volta l’anno!

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